Gli Inuit usano degli aghi d'osso per far passare
attraverso la pelle un filo coperto di fuliggine (la china,
che artigianalmente e impropriamente si adopera per lo scopo è
in fin dei conti una sospensione acquosa di fuliggine).
Nelle zone oceaniche (Polinesia, Nuova Zelanda) il
tatuaggio viene eseguito tramite i denti di un pettine di osso
che fermato all'estremità di una bacchetta (formando così uno
strumento di forma simile a un rastrello), e battuto tramite
un'altra bacchetta, forano la pelle introducendo il colore,
ottenuto quest'ultimo dalla lavorazione della noce di cocco.
I giapponesi, con la tecnica detta "tebori", usano
sottili aghi metallici e pigmenti di molti colori, ed
introducono nella pelle sostanze di natura chimica diversa e
di colore diverso. La tecnica giapponese prevede che gli aghi,
fissati all'estremità di una bacchetta che viene fatta
scorrere avanti e indietro (di forma simile a un sottile
pennello), siano fatti entrare nella pelle obliquamente, con
minor violenza rispetto alla tecnica polinesiana, ma comunque
in modo abbastanza doloroso.
In Thailandia e Cambogia è in uso una tecnica, simile a
quella giapponese, nella quale vengono utilizzate una diversa
posizione delle mani del tatuatore e una bacchetta di
lunghezza maggiore. L'angolo di introduzione degli aghi nella
pelle è meno obliquo rispetto alla tecnica giapponese, ma il
movimento della bacchetta è meno vigoroso. Il tatuaggio
occidentale viene invece eseguito tramite una macchinetta
elettrica, cui sono fissati degli aghi in numero vario a
seconda dell'effetto desiderato; il movimento della
macchinetta permette l'entrata degli aghi nella pelle, i quali
depositano il pigmento nel derma.
Infine, la tecnica americana (che è diventata la tecnica
occidentale) che ricorre alla macchinetta elettrica ad aghi,
determina sensazioni calde, vibranti, ma non dolorose. La
componente della sofferenza segna una netta spaccatura tra il
tatuaggio odierno, di stampo occidentale, e quello del
passato, diffuso in Asia, Africa ed Oceania.
In tali contesti l'esperienza del dolore (che da noi
viene rifiutata: qui è richiesta solo la tecnica americana) è
fondamentale, in quanto avvicina l'individuo alla morte e la
sopportazione del dolore diventa esorcizzante nei confronti
della stessa. Oltre all'esperienza del dolore, è
indispensabile la perdita di sangue. Il sangue è l'indicatore
per eccellenza della vita: spargere sangue, in modo
controllato e ridotto, quando si esegue un tatuaggio,
significa simulare una morte simbolica.