Scrivere di educazione
alimentare non è mai semplice in particolare se
si tratta di educazione alimentare dei bambini.
L’allarme obesità
sembra farci risvegliare da un lungo letargo durante
il quale troppe cose sono accadute. Non deve farci
rilassare sapere che c’è una lieve regressione del
tasso di obesità infantile, anche perché ancora in
Italia deteniamo il primato europeo dei bambini più
“cicciottelli”.
La
nostra terra è la culla dello “stile mediterraneo”,
per cui è necessario sottolineare la profonda
differenza tra dieta e stile di vita, nel quale
l’attenzione è rivolta al vivere bene.
Per
questo, educazione alimentare e educazione al gusto sono
un tutt’uno, inseriti in un percorso naturale che,
almeno in parte, accomuna i mammiferi di questa terra
che istintualmente sono impegnati nel preservare la
specie, accompagnando i loro piccoli all’autonomia della
vita adulta.
Nel
percorso
evolutivo l’uomo sembra voler/dover scegliere tra
benessere fisico, alimentazione e ricerca del piacere,
quasi a non volersi capacitare che sono tutti addendi di
un’unica somma.
Per
i bambini vale la stessa addizione, ma con
molti più addendi che invece le sovrastrutture
dell’adulto limitano.
Non
sembri fuori luogo se si parla di
educare alle emozioni,
fondamentali nel rapporto
cibo-benessere, e nel saper
ascoltare le necessità del corpo,
scegliendo il meglio per
stare bene. Parlando di
alimentazione non si può
prescindere da questo. Curiosità,
creatività e convivialità sono
ingredienti fondamentali se parliamo di cibo, ma meglio
ancora se si tratta dello stile mediterraneo.
Ecco perché la
necessità di sottolineare l’importanza
dell’educazione alimentare e al gusto. Il gusto,
infatti, ci accompagna da sempre e ci guida nella
scelta, dialogando con corpo ed emozioni. I sensi si
formano già nella vita fetale, il gusto in
particolare inizia già ad allenarsi con i composti
aromatici del liquido amniotico. Da qui le prime
esperienze di gusto e le prime tessere della memoria
gustativa.
Gusti innati e gusti
acquisiti saranno solo alcuni dei mille fattori che
influenzeranno le scelte future. I sensi, infatti, sono
delle sentinelle che proteggono dall’introduzione di
alimenti potenzialmente nocivi e fungono da sensori per
la ricerca del piacere, molla che da sempre induce al
consumo per garantire la conservazione della specie.
I gusti hanno
significato fisiologico ed “edonico” e le
risposte innate rientrano in una strategia di
sopravvivenza. Per adesso si riconoscono i 5
gusti, o meglio sarebbe dire i 5 sapori: dolce,
salato acido, amaro e umami.
Il più gradito fra i
gusti innati è, già nella vita fetale, il sapore dolce
che ci indica la fonte di energia (zucchero, miele,
carboidrati). Riconoscere gli alimenti energetici
probabilmente è un ricordo dell’adattamento evolutivo in
un ambiente, dove la qualità doveva aver la meglio sulla
poca abbondanza.
L’acido, almeno nella
vita prenatale è poco gradito, forse perché è un sapore
legato al cibo andato guasto a frutti immaturi e
quindi potenzialmente dannosi e comunque non ancora
buoni. L’amaro ottiene un rifiuto certo, almeno
all’inizio della nostra vita. Il ruolo antico di questo
sapore era quello di tenerci lontano dai veleni che
spesso sono amari.
Il salato
probabilmente è legato al mantenimento
dell’omeostasi corporea e alla presenza di sali e
l’umani è in relazione a fonti proteiche.
Appare evidente che l’apprendimento inizia nelle
primissime fasi della vita e le esperienze di gusto
influenzano le scelte successive, con conseguenze
profonde e durature.
L’esplorazione
sensoriale nel liquido amniotico, prosegue con il
latte materno, per poi essere influenzata da tutto
ciò che ci circonda: tipo di alimenti, abitudini
alimentari, cultura, televisione etc, etc, etc.
Lo svezzamento è un
momento importante per le scelte alimentari, edoniche e
sensoriali future.
Se inizialmente le
attenzioni all’inserimento graduale degli alimenti sono
necessarie per rispettare il perfezionarsi del sistema
gastroenterico e del patrimonio biochimico, dopo l’anno
ciò che permane sono le ansie degli adulti. Spesso,
infatti, diventano dei veri e propri interpreti dei
gusti dei loro bambini, limitando la curiosità e
impedendo la sperimentazione dei gusti, soprattutto in
un momento legato alla fase orale nella quale il bambino
conosce il mondo che lo circonda portando tutto alla
bocca. Questo è un momento importante per presentargli i
gusti e costruire la sua mappa dei sapori.