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Dacia

Attorno al 200 a.C. il territorio dell'attuale Romania era abitato dai Daci, popolo, secondo taluni, di stirpe tracica o, secondo altri, costituente un gruppo etnico a sé stante. Nel corso del I secolo a.C. si andò conformando, sotto il governo del re Burebista (70 a.C.-44 a.C.) uno Stato daco, che, grazie a tale sovrano divenne un'entità politica potente e temuta, arrivando persino a minacciare gli interessi dell'Impero Romano. Sembra che Giulio Cesare avesse presa la decisione di annettere la Dacia, ma il suo assassinio nel 44 a.C. glielo impedì. Anche Burebista, in quello stesso anno, venne tradito per denaro e fatto assassinare da un gruppo di nobili. Nel 95 ascese al trono dei Daci il re Decebalo, eletto dal consiglio dei saggi del suo popolo.

Domiziano tentò invano di annettere all'Impero romano il Regno dei Daci, ma il suo successore, Traiano, nonostante la strenua resistenza di Decebalo, che si dimostrò un notevole stratega, e il valore del popolo daco, riuscì ad occupare la massima parte della regione. Nel 106, a seguito della sconfitta e della morte di Decebalo, i Daci vennero assorbiti nell'Impero, divenendo, circa un secolo più tardi, cittadini romani a tutti gli effetti a seguito della Constitutio antoniniana promulgata nel 212 da Caracalla.

Non avendo possibilità di proteggere in modo efficace la provincia dai popoli barbari, nel 274 l'imperatore Aureliano ordinò all'esercito romano di abbandonare la Dacia e ritirarsi al di là del Danubio. La Dobrugia fu l'unica zona facente parte dell'attuale Romania che, trovandosi oltre tale fiume, continuò a far parte dell'Impero romano e, successivamente, di quello romano-orientale, per oltre tre secoli. La rapida diffusione della lingua e della civiltà latine in Dacia, oltre ai legami di sangue che si erano andati formando fra la popolazione autoctona e i coloni e i legionari romani, avrebbero contraddistinto fino ai giorni nostri la storia di quelle terre imprimendosi per sempre su di esse e sui popoli che le avrebbero abitate.


 


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